Chiaiano, la discarica di Stato costruita dai clan

Pubblicato il da diariodiungiornalistaprecario.over-blog.it

Undici avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Napoli. I Comitati cittadini chiedono la chiusura

Rifiuti
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Quando nel 2008 sono iniziati i lavori per la costruzione della discarica di Chiaiano, c’era già l’esercito messo a guardia dell’impianto. Un dettaglio che rende ancora più sconvolgente l’inchiesta della Procura di Napoli, che svela come i lavori per la costruzione dell’invaso napoletano furono vinti da due ditte vicine ai Casalesi e al clan Mallardo di Giugliano. Sotto gli occhi dei militari, la Ibis spa e la Edil Car avrebbero seppellito nello sversatoio in costruzione detriti tossici e impermeabilizzato il suolo con argilla di scarsa qualità. Un’opera pagata dallo Stato oltre 14 milioni di euro e appaltata dall’allora commissario Guido Bertolaso.

Ora, la discarica di Chiaiano rischia di trasformarsi in una bomba ecologica. La pessima impermeabilizzazione facilita la penetrazione del percolato nel suolo e la contaminazione della falda acquifera. Perciò, da lunedì notte, i comitati cittadini bloccano l’ingresso dei camion all’interno dell’invaso. Gli undici avvisi di garanzia emessi ieri dalla Procura di Napoli confermano tutte le loro denunce. Ora, il loro obiettivo è la chiusura immediata dell’impianto. Difficile però che avvenga prima di 93 giorni. Lo ha ribadito anche la Sapna, la società provinciale che si occupa di gestione dei rifiuti. La discarica di Chiaiano fagocita infatti gran parte dell’immondizia della città di Napoli. Se venisse chiusa sarebbe il collasso completo.

Eppure, come dimostra l’inchiesta della magistratura, si tratta di un impianto costruito secondo una rigorosa e spregiudicata metodologia criminale. L’argilla sarebbe stata importata dal salernitano: l’estrazione del materiale sarebbe avvenuta abusivamente. La terra utilizzata per la copertura della spazzatura aveva come origine una discarica che l’Edil Car gestisce a Giugliano. La ditta napoletana la rivendeva all’invaso, spacciandola per terreno vegetale, in realtà si trattava di rifiuti triturati, provenienti da vari cantieri o addirittura dalla stessa discarica di Chiaiano, che in questo modo se li ricomprava.

Stando a quanto scrivono i pm napoletani Ardituro e Del Gaudio, non sarebbe un caso che a vincere la commessa nel 2008 siano state proprio la Ibi spa e la Edil Car. La prima, appartenente alla famiglia napoletana dei D’Amico, è stata colpita da un’interdittiva dalla Prefettura napoletana già il 15 dicembre del 2010. L’episodio, alla base del provvedimento, si riferiva a lavori svolti per la costruzione della quarta vasca nella discarica di Bellolampo a Palermo, dove la ditta partenopea gestisce l’impianto di trattamento del percolato. La vicenda palermitana, in cui i D’Amico sono rimasti coinvolti, è molto simile a quella di Chiaiano: la Ibi spa fu infatti accusata di aver riempito il fondo dell’invaso con terreno diverso rispetto a quello che era stata autorizzata a utilizzare. L’Edil Car è invece della famiglia Carandente Tartaglia, orginaria di Marano. Il capofamiglia Mario, anche lui indagato, negli anni ’80 fu arrestato per detenzione illegale di armi, che secondo l’accusa dei magistrati (non dimostrata durante il processo) appartenevano al clan dei Nuvoletta. Delle due società il pentito Gaetano Vassallo dice: «Hanno lavorato con me su indicazione dei Mallardo e dei Zagaria». Una joint venture, sinora inedita, tra il potente clan gigulianese, re del calcestruzzo e del movimento terra, e il gruppo criminale egemone nelle ecomafie.

Ibi ed Edil Car si sono aggiudicati la commessa di Chiaiano dopo che altre due ditte, arrivate davanti a loro in graduatoria, hanno rinunciato. Prima la Pescatore (che aveva vinto con un ribasso del 36 per cento), fattasi indietro dopo il rifiuti del Commissariato di sborsare ulteriori 300 mila euro, non previsti nel bando di gara. E poi la Daneco, che si tirò indietro, secondo la motivazione ufficiale che fornì allora perché i lavori a Chiaiano rischiavano di rovinare l’immagine della società quotata in borsa. In questo modo, l’Ati costituita da Ibi spa ed Edil Car ottenne la commessa a condizioni molto vantaggiose. La loro offerta presentata al bando di gara presentava un ribasso di appena il 19 per cento.

Napoli, 23.03.2011 | di Giorgio Mottola

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<br /> Mamma mia....pure questo?<br /> <br /> <br />
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