Il campo rom di Via Marina a Napoli.

Pubblicato il da diariodiungiornalistaprecario

Bambini e immondizia: Un cattivo binomio.

IMG_4734.JPGNapoli. Quella delle baraccopoli Rom è una storia lunga e controversa. Un dato costante della storia di questa etnia va rintracciato nella costante persecuzione, che dal Medioevo, trova il suo culmine nello sterminio programmato e per fortuna non riuscito, durante il periodo del Nazismo in Germania. Come scrivevo pocanzi la diffidenza verso questa popolazione parte dalla loro prima comparsa nel Medioevo europeo. Nell’epoca delle grandi superstizioni, il nomadismo era considerato come una maledizione di Dio, inoltre la pratica di mestieri quali la forgiatura dei metalli era ricondotta, dalle superstizioni popolari, alla magia e alle arti divinatorie di tipo stregonesco. Partendo da questo presupposto, le società moderne e contemporanee hanno sviluppato la tendenza a voler tenere lontane queste persone. Attraverso la ghettizzazione e l’emarginazione, stati e società europee hanno preferito voltare lo sguardo altrove. Dimenticare e nascondere, queste sono le parole chiave che riassumono la politica adottata fino ad oggi.  Il problema è tutt’altro che risolto: in Italia secondo l’European Roma Rights Centre si stima che siano presenti sul territorio tra i 90.000 e i 110.000 Rom. Un terzo della popolazione Rom totale pare sia proveniente dalla Romania.

Abituati a vederli stipati in baraccopoli abusive e molto spesso infastiditi dal loro chiedere elemosina, ci siamo dimenticati del fatto che la causa del nostro “storcere il naso” altro non è che un banale pregiudizio, fomentato ad arte dai mezzi di comunicazione. Stranamente, una notizia di cronaca nera assume connotati apocalittici se di mezzo c’è un Rom. Ma forse gli italiani non uccidono, non rubano e non rapiscono. In tanto, queste persone (perché è di persone che stiamo parlando), sono costrette a vivere in condizioni igieniche disastrose, con il perenne rischio d’incendi e malattie.  Per dare un esempio tangibile di quanto la situazione sia grave, prenderò in considerazione la sola baraccopoli di Via Marina a Napoli.

IMG_4735.JPGAppostatomi ad una finestra al terzo piano dell’ospedale Loreto Mare, armato di una potente fotocamera, ho avuto modo di tenere sotto osservazione l’accampamento abusivo, rilevandone dati sconcertanti. L’area, molto estesa, è completamente invasa da baracche fatiscenti, illuminate da pericolose lampade a gas, o da allacci abusivi di corrente elettrica. Intorno a queste case di fortuna, si riscontra un’impressionante quantità di rifiuti. Una discarica a cielo aperto. Immancabili ospiti di queste pseudo discariche sono in topi: numerosi e grossi come gatti. Un’infestazione così grave da aver portato questi giganteschi roditori ad invadere le baracche stesse. Preoccupante è la presenza di bambini, che, anche se di tenera età, sono lasciati a se stessi. Anime innocenti costrette a giocare tra i rifiuti, ad espletare i propri bisogni in latrine di fortuna e a condividere il letto con i ratti. Insomma il binomio bambino e immondizia è pessimo e non può che farci inorridire. Il dato più grave è rappresentato dal fatto che, la tragica condizione di questo campo, non è sconosciuta alle autorità. Il 20 febbraio 2012, la Polizia Municipale capitanata dal comandante, generale Sementa, ha avviato un’operazione di sequestro e perquisizione nel campo sopra citato. Già in quella data furono registrate le impressionanti condizioni igieniche in cui vessa la zona.  Oltre al sequestro di auto e vestiti, nessuno si è preoccupato della presenza di bambini. Ancora una volta si è pensato all’apparenza e non alla sostanza. Con la speranza di essere presto smentiti, auspichiamo in qualche provvedimento concreto che risolva questa piaga sociale. In tanto però quell’accozzaglia di batteri virus e ratti, continua a infestare una zona molto frequentata di Napoli. Onestamente credo che, anche nei paesi del terzo mondo si cerchi di evitare una così grave mancanza d’igiene nei pressi di un ospedale: Già! Perché a dividere l’accampamento dal nosocomio del Loreto Mare, ci sono scarsi 20 metri di strada.

 

Mirko Galante

 

Articolo pubblicato su www.mygenerationweb.it

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